La lingua scema. Contro lo schwa (e altri animali)
Massimo Arcangeli
Siamo di fronte a una pericolosa deriva, spacciata per anelito d’inclusività, che vorrebbe riformare l’italiano a suon di schwa. I fautori dell’uso di questo simbolo, peraltro consapevoli che l’“e rovesciata” non si potrebbe mai applicare alla lingua italiana in modo sistematico, predicano regole inaccettabili. Per esempio, sostenendo che le forme inclusive di “direttore” o “pittore” debbano essere “direttore” e “pittore”, sanciscono di fatto la morte dei femminili “direttrice” e “pittrice”, frutto di una travagliata evoluzione linguistico-culturale che, per secoli, ha occultato la donna nell’uso generalizzato del maschile. Con questo testo il linguista Massimo Arcangeli prende posizione a tutela della nostra lingua contro chi pretende di metter mano alla sua struttura profonda adottando (e promuovendo), perfino in contesti ufficiali o istituzionali, forme grammaticalmente inammissibili.
MASSIMO ARCANGELI
Linguista, critico letterario e sociologo della comunicazione, insegna all’Università di Cagliari. È garante per l’Italianistica nella Repubblica Slovacca, collabora con la Società Dante Alighieri, l’Istituto della Enciclopedia italiana e molte testate giornalistiche nazionali. Fra i suoi libri pubblicati da Castelvecchi: All’alba di un nuovo Medioevo. Comunicazione e informazione al tempo di internet (2016); Faccia da social. Nazi, Webeti, Pornogastrici e altre specie su Facebook (con Valentino Selis, 2017); Il Renziario (2018); Il Salvinario e Una pernacchia vi seppellirà. Contro il politicamente corretto (2019); Sardine in piazza. Una rivoluzione in scatola? e L’avventurosa storia della stretta di mano. Dalla Mesopotamia al Covid 19 (2020).
Rassegna stampa
–Corriere della Sera / Anticipazione a firma di Gian Antonio Stella
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