Storia psicologica della Prima Guerra Mondiale

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Joseph Bédier – Marc Bloch
Storia psicologica della Prima Guerra Mondiale
L’uso delle false notizie nella Grande Guerra
Oggi, quello delle fake news è sicuramente uno dei fenomeni più discussi. Internet e i social ci inondano ogni giorno con migliaia di notizie false o volutamente manipolate che finiscono spesso, come ha dimostrato il caso della Brexit, per condizionare pesantemente l’opinione pubblica. Eppure già un secolo fa, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, uno degli storici più importanti del Novecento, Marc Bloch, si interrogava su questi fenomeni. Nelle sue Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra (1921), Bloch – in dialogo con I crimini tedeschi provati con testimonianze tedesche (1915) di Joseph Bédier – ricostruisce la rete di passaparola fra il fronte, le retrovie e l’opinione pubblica attraverso il caso della cattura di un riservista di Brema, trasformato dalla vox populi in una spia tedesca in incognito in Francia.

 

Joseph Bédier
(Parigi, 1864 – Le Grand-Serre, 1938) Filologo, docente a Friburgo, a Caen, all’École Normale e al Collège de France; dal 1920 membro dell’Académie Française. Tra le sue opere: Les Fabliaux (1893), Les Légendes épiques (1908-1913) e, tradotto in italiano, Il romanzo di Tristano e Isotta (1900).

 

Marc Bloch
(Lione, 1886 – Saint-Didier-de-Formans, 1944) Tra i più grandi storici del Ventesimo secolo, fondatore nel 1929 con Lucien Febvre di «Annales d’histoire économique et sociale». Membro della Resistenza francese, fu fucilato dai tedeschi.

 

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