Luiz Inácio Lula da Silva torna in campo
Dopo l’annullamento della sentenza di condanna da parte della Corte Suprema l’ex Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva potrebbe ricandidarsi come avversario di Bolsonaro nelle elezioni del 2022. Pubblichiamo un estratto dal suo libro “Perchè mi vogliono condannare”.
Non posso tacere. Perché mi vogliono condannare.
Per più di quarant’anni di attività pubblica, la mia vita privata è stata costantemente frugata dagli organi di sicurezza, dagli avversari politici, dalla stampa. Mi hanno anche incarcerato e condannato come sovversivo in nome dell’infame Legge di Sicurezza Nazionale della dittatura per aver lottato per la libertà di organizzazione dei lavoratori. Ma mai hanno trovato un solo atto disonesto da parte mia. So quello che ho fatto prima, durante e dopo essere stato Presidente. Non ho mai fatto nulla di illegale, nulla che potesse infangare la mia storia. Ho governato il Brasile con serietà e dedizione, perché sapevo che un lavoratore non poteva fallire alla Presidenza. Le false accuse che hanno lanciato contro di me non miravano esclusivamente a ledere la mia persona, ma anche il progetto politico che ho sempre rappresentato: quello di un Brasile più giusto, con opportunità per tutti. Alla vigilia dei miei 71 anni, vedo il mio nome al centro di una vera e propria caccia giudiziaria.
Hanno violato i miei conti bancari personali, quelli di mia moglie e dei miei figli, hanno messo sotto controllo il mio telefono e poi hanno divulgato i contenuti delle mie conversazioni, hanno invaso la mia casa e mi hanno trascinato con la forza a un interrogatorio, senza un ragionevole motivo e senza una base legale. Cercano un crimine che avrei commesso per accusarmi, ma non l’hanno trovato e non lo troveranno.
Da quando è cominciata questa caccia, durante la campagna presidenziale del 2014, percorro le strade della Giustizia senza rinunciare alla mia agenda. Continuo a viaggiare per il Paese, incontrando sindacati, movimenti sociali, partiti, per dibattere e difendere il progetto di trasformazione del Brasile. Non mi sono fermato per lamentarmi e nemmeno ho rinunciato alla lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale.
In questi incontri rinnovo la mia fede nel popolo brasiliano e nel futuro del Paese. Constato che è viva nella memoria della nostra gente ogni conquista dei governi del Pt: Bolsa Família (‘borsa famiglia’), Luz Para Todos (‘luce per tutti’), Minha Casa, Minha Vida (‘la mia casa, la mia vita’), il nuovo Pronaf (Programma Nazionale di Potenziamento dell’Agricoltura Familiare), il Programa de Aquisição de Alimentos-PAA (Programma di Acquisizione di Alimenti), l’aumento dei salari, che, insieme, hanno contribuito alla più grande ascesa sociale delle classi meno abbienti di tutti i tempi.
La nostra gente non dimenticherà i milioni di giovani poveri e neri che hanno avuto accesso all’educazione superiore. Non retrocederà, perché il Brasile vuole più e non meno diritti. Tuttavia, non posso restare in silenzio di fronte agli abusi commessi dagli agenti dello Stato che usano la Legge come strumento di persecuzione politica. Basta osservare quanto è accaduto durante gli ultimi momenti delle elezioni comunali per constatare l’esistenza di una caccia al Pt: accolgono una denuncia contro di me cinque giorni dopo che era stata presentata e incarcerano due ex ministri del mio governo. Sono stati episodi spettacolari che certamente hanno interferito con il risultato di quelle elezioni.
Non ho mai compiuto, autorizzato o beneficiato degli atti illeciti nella Petrobras o in qualsiasi altro ambito di governo.
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