25 Aprile – “Bella ciao” di Ruggero Giacomini
L’introduzione al saggio “Bella ciao. La storia definitiva della canzone partigiana che dalle Marche ha conquistato il mondo” di Ruggero Giacomini.
Introduzione
Premessa
Sulle origini di Bella ciao sono state espresse nel tempo opinioni diverse: qualcuno – come Pansa 1 e i suoi estimatori 2 – è arrivato a negare che ci fosse un legame tra la canzone e i partigiani; e anche chi, con fondati argomenti, ha sostenuto l’origine resistenziale del canto, non ha mai riconosciuto un collegamento con la Resistenza marchigiana. Per la verità, a seguire molta recente storiografia nazionale verrebbe perfino il dubbio che nelle Marche ci sia stata la Resistenza. Ciò dipende non solo da una visione padano-centrica della storia d’Italia, piuttosto diffusa, ma anche dal fatto che le Marche sono un insieme di territori diversi con forti, antiche tendenze e radicate tradizioni localistiche, che trovano difficoltà e anche limitato interesse a dare di sé una narrazione d’insieme. Non per altro le Marche sono a tutt’oggi l’unica regione d’Italia denominata al plurale. Quella qui raccontata è perciò una storia che potrà sorprendere il lettore, sia per quanto riguarda le origini di Bella ciao, sia per quanto riguarda la storia della stessa Resistenza. Lo spirito di questa ricerca è di sottrarre all’oblio le più antiche, e inoppugnabili, testimonianze di Bella ciao, e porre fine – crediamo definitivamente – ai molti dubbi che sono stati sollevati negli anni sulla sua origine partigiana.
Marche dimenticate
Quando, alla metà degli anni Sessanta, gli editori dei Dischi del sole del Nuovo canzoniere italiano pubblicavano la raccolta dei Canti della Resistenza italiana, si muovevano con grande prudenza in merito all’origine partigiana del canto. Nelle note di presentazione del disco, affermavano a proposito di Bella ciao che, «insieme a Fischia il vento, è la canzone più famosa della Resistenza italiana. Anzi, nel mondo, è questo il canto italiano di argomento partigiano più popolare, conosciuto sia nella nostra lingua che in traduzioni»; ma aggiungevano subito dopo che «presumibilmente […] non fu mai cantata durante la guerra partigiana, ma
nacque nell’immediato dopoguerra»3. Dall’asserita «assenza di fonti documentali prima del 1953», si è ritenuta «improbabile», da parte di molti, la presenza del canto nella Resistenza4 . Più di recente, il critico Renato Palazzi, a cui per sua dichiarazione Bella ciao non «è mai piaciuta», ha scritto sull’autorevole domenicale di «Il Sole 24 Ore» di essere rimasto «disturbato» per il fatto che, nella serie televisiva spagnola di successo La casa di carta, Bella ciao sia stata presentata come un canto dei partigiani italiani, quando sembra ormai assodato che i partigiani italiani non si siano mai sognati di cantare Bella ciao, che nella migliore delle ipotesi è stata scritta nella forma attuale all’inizio degli anni Cinquanta, secondo me anche dopo, nell’epoca d’oro del folk-revival5.
Cesare Bermani è lo studioso che, in Italia e nel mondo, ha dedicato più tempo, competenze e passione allo studio di Bella ciao. Nel suo libro più recente sull’argomento, esprime in maniera lapidaria questi pensieri: «Non si finisce mai di studiare la storia di un canto» e «la storia di Bella ciao è un romanzo mai finito»6, avvertendo così che la ricerca è ancora aperta. Quanto al luogo o ai luoghi dove la canzone fu cantata per la prima volta, Bermani, già in passato, aveva maturato la convinzione che «tutto rimanda al centro Italia»7. E aveva formulato questa sua prima conclusione: Non pare quindi dubbio che uno o più canti partigiani sull’aria di Bella ciao abbiano conosciuto una certa diffusione nel Lazio, in Abruzzo e in Emilia. Labili sono invece le tracce dell’uso di questo canto in epoca resistenziale al Nord8.
Nessun cenno viene fatto alle Marche.
Nel suo ultimo lavoro, Bermani pone al centro dell’attenzione la brigata Maiella, costituita nel gennaio ’44 in Abruzzo al comando dell’avvocato socialista Ettore Troilo e operativa fino alla Liberazione9, e riformula così l’ipotesi sul luogo di origine del canto: «Non pare dubbio che uno o più canti partigiani sull’aria di Bella ciao abbiano conosciuto una certa diffusione in Abruzzo e in Emilia»10. Come si vede, è caduto il riferimento al Lazio, ma persiste il silenzio sulle Marche11. Eppure, dovrebbe essere ben evidente che i patrioti abruzzesi della Maiella, per giungere in Emilia, siano dovuti passare, e in effetti passarono, per le Marche, dove avrebbero potuto lasciare tracce e assorbire motivi e stimoli, come di fatto è avvenuto. In questa dimenticanza si riflette la generale disattenzione della maggior parte degli storici della Resistenza per le vicende e l’esistenza stessa della lotta partigiana nelle Marche, dove pure la Resistenza fu attiva e precoce, con una partecipazione di massa ed estesa nel territorio. È bene ricordarne un paio di elementi di precocità largamente ignorati: la brigata Garibaldi Marche, principale formazione unitaria del partigianato marchigiano, fu la quinta a costituirsi in Italia, contemporaneamente a Cuneo e Valsesia12; e, il 12 settembre 1943, proprio ad Ascoli Piceno, avieri e popolazione in armi inflissero una dura sconfitta ai tedeschi, con gravi perdite teutoniche e molti prigionieri13. L’allora docente di Storia contemporanea all’Università di Urbino, Stefano Pivato, in un libro del 2005 dedicato a Bella ciao, si sbilanciava asserendo, sia pure con cautela, che «la circolazione di Bella ciao durante la Resistenza risulta circoscritta alle zone di Montefiorino, nel Reggiano, e dell’alto bolognese, oltre a quelle delle Alpi Apuane e del Reatino». Secondo lo storico sarebbe stata invece «cantata pochissimo – e comunque tardivamente» nelle regioni del nord Italia «come Piemonte, Lombardia e Friuli»14. Sulla sua scia, ma in maniera più restrittiva, il collega Luciano Granozzi dell’Università di Catania affermava che «prima del ’45 la cantavano solo alcuni gruppi di partigiani nel modenese e attorno a Bologna». Per Granozzi infatti «la canzone più amata dai partigiani era Fischia il vento. Ma era troppo “comunista”»15.
Come si vede, anche per l’autorevole accademia, di Marche non si parla.
Note
1 G. Pansa, Bella ciao. Controstoria della Resistenza, Rizzoli, 2014, p. 15.
2 L. Morrone, La vera storia di Bella ciao, che non venne mai cantata nella Resistenza, in D. Messina, La nostra storia, 10 luglio 2018, consultabile in
http://bit.ly/39p3Jkq; A. Cannarozzo, Bella ciao, https://bit.ly/38FOOmR.
3 A. Savona, M.L. Straniero, Canti della Resistenza italiana, Bur, 1985, p. 74.
4 E.M.Colombo,Ilritorno di“Bella ciao”tra i giovani e la vera origine del canto partigiano, 24 aprile 2019, in «Tiscali news», https://bit.ly/2XzOpf9.
5 R. Palazzi, Le altre Belle a cui dire ciao, «Domenica» di «Il Sole 24 Ore», 28 giugno 2020, p. XIII.
6 C. Bermani, “Bella ciao”. Storia e fortuna di una canzone: dalla Resistenza italiana all’universalità delle Resistenze, Interlinea, 2020.
7 C. Bermani, La “vera” storia di “Bella ciao”, in «Il de Martino», Bollettino dell’Istituto Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario, Sesto Fiorentino, n. 8, 1998, pp. 49-87, poi in Id., “Guerra guerra ai palazzi e alle chiese…” Saggi sul canto sociale, Odradek, 2015, edizione digitale a cura di R. De Simone, p. 236.
8 Ivi, p. 239.
9 Su cui vedasi M. Patricelli, I banditi della libertà: la straordinaria storia della brigata Maiella, partigiani senza partito e soldati senza stellette, Utet, 2005.
10 C. Bermani, Bella ciao. Storia e fortuna, cit.
11 Cfr. anche le recensioni di S. Cappelletto, Tutti cantano “Bella ciao”. Dai partigiani alle serie tv ai movimenti di piazza, «La Stampa», 18 aprile 2020; A. Portelli, Bella ciao cantata sui monti d’Abruzzo, «Alias» di «il manifesto», 25 aprile 2020.
12 Tre nuove brigate d’assalto Garibaldi in linea: la n. 4 (Cuneo) la n. 5 (Marche), la n. 6 (Valsesia), in «Il Combattente», organo dei distaccamenti e delle brigate d’assalto Garibaldi, n. 7, s.d.
13 R. Forlini, La rivolta degli avieri. Ascoli Piceno, 12 settembre 1943,
in L. Pupilli (a cura di), Le Marche per la libertà. Donne, uomini, scelte,
eventi e luoghi, Ventura, 2019; pp. 47-51; R. Giacomini, Storia della Resistenza nelle Marche 1943-44, Affinità elettive, 2020, cap. 4, Tedeschi
in fuga, pp. 18-26.
14 S. Pivato, “Bella ciao”. Canto e politica nella storia d’Italia, con una selezione di testi, Laterza, 2005, p. 183.
15 Cit. in J. Meletti, Da ballata yiddish a inno partigiano, il lungo viaggio di “Bella ciao”, «la Repubblica», 12 aprile 2008, consultabile in http://bit.ly/3oHJftI.