Nella foto un dettaglio della copertina, G. Della Pergola, Una terra di latte e miele, 2018.
Ringraziamo il professor Massimo Giuliani dell’Università di Trento per questa recensione al libro “Coscienza ebraica e modernità” di Giuliano Della Pergola.
Non è un libro “facile” quello di Giuliano Della Pergola, dall’intenso titolo Coscienza ebraica e modernità. E tuttavia è un libro che fa molto pensare, anzi a tratti provoca il nostro senso critico, ricchissimo com’è di informazione storica e di analisi sociologica, un grande affresco sintetico di pensiero ebraico e di dati fattuali che si intrecciano, si accavallano e si illuminano a vicenda. In queste pagine convergono molti anni di studio ma anche una ricerca autobiografica, uno scavo appassionato e inquieto nella propria identità. Non è un libro che dà voce a una visione ideologica (di testi così ne esistono già tanti), ponendosi piuttosto intenzionalmente fuori dal coro per far parlare le persone e i popoli, le idee e i fatti – e soprattutto i luoghi – che da vero “urbanista sociale” Giuliano Della Pergola sa interrogare e ricostruire. Del resto, è possibile una riflessione sulle radici senza un’indagine sui luoghi fisici e mentali in cui quelle radici affondano?
Le radici esplorate in queste pagine sono quelle della cultura occidentale, nata in Medioriente in quel lembo di terra chiamata ora Israele, ora Palestina, ora Terrasanta… nomi che riverberano ciascuno una prospettiva, un’aspettativa e una lunga esperienza storica sovrapposte e diversificate. Essendoci vissuto, avendo viaggiato e ascoltato, visto e ponderato, lo studioso che qui ne scrive elabora le proprie domande, spesso scomode, come quelle sul sionismo oggi. Ecco una chiave, minoritaria certamente ma molto acuta: «A ogni vittoria militare di Israele corrisponde una sostituzione valoriale: è il sionismo nella sua fase di decadenza che si impadronisce dei valori ebraici tradizionali e si fa una sorta di nuova religione per i nuovi ebrei, qualcosa di prossimo a una ‘religione civile’ a sfondo patriottico, che laicizza i divieti e i precetti in una nuova cultura ignota a tutte le generazioni di ebrei che si erano succedute nella storia. Questa forma di neo-patriottismo israeliano è sconosciuta in Europa e non si possono fare confronti… va capita nella sua autonoma capacità di elaborazione simbolica del tutto originale» (p. 16). Si può non essere d’accordo, ma questo passo è emblematico della profondità di lettura che questo testo offre della condizione ebraica moderna e contemporanea, al di là delle opinioni politiche. C’è del vero in questo giudizio, che invita a non restare in superfice ma a capire meglio e a studiare di più. Da questa prospettiva, lo sguardo di Della Pergola si eleva alla condizione ebraica in Diaspora, in Europa come in America; si espande sui complessi rapporti conflittuali tra ebraismo e cristianesimo (un capitolo è dedicato alla cosiddetta “teologia della sostituzione”); mescola letteratura e filosofia, teoria e analisi empirica, rigore linguistico e sorriso ironico. Insomma, pagine intense ma ben scritte che si leggono senza intoppi concettuali. Ora consolano, ora inquietano, specialmente quando le conclusioni dell’autore divergono dalle nostre. Ma, come detto, fanno pensare; e se fanno pensare, fanno bene.
Massimo Giuliani