Come alla volontà piace
Antonio Gramsci
Come alla volontà piace
Scritti sulla Rivoluzione russa
La Rivoluzione russa del 1917 ha inciso profondamente sulla storia del Novecento. E anche sulla vita di Antonio Gramsci, giovane sardo emigrato a Torino e giornalista socialista. Formatosi nel clima antipositivistico del tempo, egli ha al centro del proprio bagaglio culturale l’importanza della soggettività e della volontà. È questa formazione a permettergli di entrare in sintonia con il pensiero e l’azione di Lenin, che contro tutte le previsioni del marxismo ortodosso, oggettivista e determinista, realizza la rivoluzione nel suo Paese. Gramsci diviene così uno dei più originali osservatori dei fatti di Russia. Quasi dieci anni dopo, nel 1926, però, il suo sguardo sarà ben più preoccupato e critico, come appare dallo scambio epistolare con Palmiro Togliatti, qui riportato in appendice.
Antonio Gramsci
Nato nel 1891 in Sardegna, divenuto militante socialista a Torino, partecipò nel 1921 alla fondazione del Partito comunista, di cui divenne segretario nel 1924. Arrestato dal fascismo nel 1926 e condannato a vent’anni di carcere, morì a Roma nel 1937. Per i suoi Quaderni del carcere è considerato oggi il maggior pensatore italiano della modernità.
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