Dio è nato in esilio

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Vintila Horia
Dio è nato in esilio

Esiliato da Augusto ai confini orientali del nascente Impero Romano, Ovidio affida la propria amarezza alle pagine di un diario. Le Metamorfosi, il suo capolavoro, ha lasciato un vuoto nella coscienza, e gli dèi sembrano aver abbandonato il mondo. Ma proprio qui, nella terra dei Geti, il poeta coglie i primi bagliori di un nuovo culto e prepara il suo spirito a un ultimo, imprevisto cambiamento. Attraverso la figura di Ovidio – diviso tra la disillusione e il sarcasmo, il desiderio e la poesia – Horia tenta di elaborare l’angoscia dell’esilio a cui lo aveva costretto il regime comunista in Romania. L’intreccio di esperienza personale e dimensione letteraria rendono Dio è nato in esilio un’opera in cui la scrittura diventa testimonianza, il lirismo denuncia politica e la singolarità di un’esistenza storica assume significato universale. Nel 1960 il libro vinse il Premio Goncourt, che Horia rifiutò in seguito a una campagna denigratoria orchestrata contro di lui dal governo romeno.
VINTILA HORIA
(Segarcea, 1915 – Collado Villalba, 1992) Pseudonimo di Vintila Caftangioglu, dal 1936 collabora alla rivista «Gandirea», diretta dal filosofo Nichifor Crainic. Nel 1940 diventa addetto stampa dell’Ambasciata romena in Italia e dal 1942 al 1944 ricopre la stessa funzione a Vienna. Arrestato alla fine della Guerra, si trasferisce in Italia, dove stringe una salda amicizia con Giovanni Papini. Nel 1946 il Tribunale del Popolo di Bucarest lo condanna in contumacia ai lavori forzati, con l’accusa di collaborazionismo. Inizia così la sua lunga vita da esiliato, prima in Argentina, poi in Francia e a Madrid, dove insegna Letteratura universale e comparata. Tra le sue opere maggiori, oltre a Dio è nato in esilio, ricordiamo Il cavaliere della rassegnazione (1961) e La settima lettera (1964).

 

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