La Sinistra e la sanità

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Ivan Cavicchi

La Sinistra e la sanità. Dalla Bindi a Speranza e in mezzo una pandemia

La pandemia da Covid-19 ha messo a nudo le profonde criticità della sanità pubblica, confermando ciò che era ben chiaro da tempo: l’urgente necessità di una riforma. Analizzando le politiche della sinistra negli ultimi vent’anni, si scopre tuttavia che manca il soggetto riformatore, ovvero una forza politica che sia capace di formulare un pensiero adeguato alle sfide, vecchie e nuove, da affrontare. Dopo la grande riforma del 1978, la sinistra di governo non ha fatto che mettere in campo “riforme delle riforme”, riordino e razionalizzazione, che hanno indebolito la natura pubblica della sanità. Ma, soprattutto, ha amministrato accettando di subordinare il diritto alla salute a discutibili logiche di sostenibilità. Tutto senza mai preoccuparsi di intervenire sulle contraddizioni radicate nel sistema. Con la pandemia che presenta il conto, viene da chiedersi: a cosa serve elaborare progetti di riforma per avere soldi dall’Europa, se il riformatore non c’è? Cosa dovrebbe fare la sinistra per diventare quel soggetto riformatore di cui tanto si sente il bisogno? Prefazione di Alfonso Gianni.

IVAN CAVICCHI
Filosofo della medicina e sociologo, insegna presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Tor Vergata di Roma. Si occupa da anni di politiche sanitarie. È autore di numerosi saggi, blogger del «Fatto Quotidiano», e editorialista del «manifesto» e di quotidianosanità.it. Per i suoi studi ha ricevuto la laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia dall’Università D’Annunzio di Chieti.

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