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Le artiste dall’anima di cristallo: Ingeborg Bachmann e Maria Callas

Attraverso l’attenta analisi condotta nelle pagine precedenti, partendo dai sei elementi mitici-biografici per poi giungere alla voce multipla e presenza scenica del soprano greco, si è dimostrato che ciò che ha reso Maria Callas un’epoca dell’opera è il suo essere coautrice, e non semplice esecutrice. Ed è proprio questo essere mitico, caratterizzato dalla capacità di far rivivere concretamente le eroine dell’opera lirica donandogli nuova linfa vitale, che aveva colpito Ingeborg Bachmann, la quale organizza con la diva un concerto a cui Callas non sa di partecipare, ma vitale per la poetessa austriaca. La voce del soprano entra nella vita della poetessa, lasciando un segno indelebile, tanto da divenire un correlativo non oggettivo bensì soggettivo di Bachmann stessa. Emblematico il commento di Ingeborg dopo aver assistito a una delle prove per la prima scaligera della Traviata del 1956:

[…] Durante le prove generali per La traviata […], su un palco
freddo e pieno di scricchiolii, in poche ore quindi, durante le quali
deve essere comparso un arcobaleno sopra Milano bagnata dalla
pioggia, perché proprio allora l’opera italiana stava risorgendo in
maniera convincente, in quelle ore ha iniziato a vacillare la mia
opinione nei confronti dell’opera in generale – temo che andasse
dalla condiscendenza fino alla completa indifferenza – per poi trasformarsi
in un interesse ossessivo per questa forma d’arte […].

(da Hans Werner Henze, Canti di viaggio. Una vita, cit., p. 148).

In una Milano scura, umida e nebbiosa la voce di Callas risuona creando un arcobaleno, ossia un ponte nuovo che vede solo la poetessa austriaca e che le permette di riflettere sull’opera italiana come non aveva mai fatto. Così come la voce multipla del soprano greco aveva concesso a Rossini di sedersi a fianco di grandi autori quali Verdi e Puccini, donando nuova vita alle eroine dell’opera lirica, allo stesso tempo consente a Ingeborg di avvicinarsi all’opera tanto da suscitare un interesse che col passare degli anni diventerà una piacevole ossessione. Questo significa segnare un’epoca dell’opera, uscire fuori dal tempo storico per rimanere in eterno nella storia attraverso la propria voce e le parole di una poetessa che cristallizzano per sempre la fragilità di una diva immortale. Callas era un animale da palcoscenico e ciò che ha permesso a Bachmann si legarsi così tanto al soprano e alle sue sorelle è stato senza dubbio l’aver riconosciuto in lei una «creatura dall’animo di cristallo». Sì, fragile, ma sulla scena in grado di porsi sullo stesso piano del compositore e del direttore d’orchestra, dando così nuova vita a Violetta, Leonora, Tosca, Manon Lescaut. Queste eroine dell’opera lirica non vivono solo per mezzo della voce del soprano, bensì proprio attraverso il suo corpo. È questo che provoca in Ingeborg il momento epifanico, durante il quale, smarrito il “Nord poetico”, riesce ad aggrapparsi al fil rouge che la lega alla cantante, a riprendere la penna e iniziare a scrivere un concerto poetico, con protagoniste Callas e le sue sorelle. Bachmann aveva riconosciuto insomma nell’essere coautrice di un’opera il genio della divina Callas.

Da venerdì 15 settembre in libreria

Alessandro Petroni

Ecco un’artista. Maria Callas, Ingeborg Bachmann e l’Italia

Con la sua strepitosa presenza scenica, Maria Callas ha donato nuova vita alle eroine dell’opera lirica, lasciando incantati gli ascoltatori dell’epoca, tra cui la grande poetessa Ingeborg Bachmann, che assistette alla prova generale della Traviata alla Scala di Milano nel 1956. Da questo incontro si snoda il racconto di Alessandro Petroni che, quasi a ricostruire idealmente un duetto, ripercorre la storia delle due artiste, due anime in contrappunto accomunate da una sorellanza di dolore, dallo stesso “Io polifonico” capace di recuperare tracce interrotte. È così che il canto di Maria Callas, mitizzato dalla sua voce multipla, diviene correlativo soggettivo nei componimenti della poetessa austriaca, dimostrando come musica e poesia «entusiaste d’essere insieme» diventino «uno scandalo, una rivoluzione, un amore, una confessione».

Alessandro Petroni
Grande appassionato di letteratura e musica (in particolare canto e pianoforte), si è formato in Lettere presso «La Sapienza» Università di Roma e in canto lirico al Conservatorio di Santa Cecilia. Insegna nei licei e collabora con la rivista «Frammenti».

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