Alternative per il socialismo (2021) (Vol. 60)
Un filo d’erba è cresciuto nel deserto. Il 22 marzo scorso è stato effettuato uno sciopero, indetto dai sindacati confederali, che ha interessato «tutto il personale dipendente di Amazon Logistica Italia e Amazon Transport Italia cui è applicato il Ceni Logistica Trasporto Merci e Spedizioni e di tutte le società di fornitura di servizi di logistica, movimentazione e distribuzione delle merci che operano per Amazon Logistica e Amazon Transport». Il comunicato sindacale dello sciopero dice così, in un linguaggio tecnico, una cosa dal grande rilievo sociale e politico. Ci parla dell’unificazione nella lotta di due popolazioni lavorative diverse, quella dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e quella dei drivers in condizioni di precarietà, una lotta organizzata contro un nuovo, potente padrone che sembrava inafferrabile, inafferrabile come il suo algoritmo. Al capitalismo dell’algoritmo dedichiamo una intera sezione di questo numero della rivista. Qui proviamo solo a cercare il filo d’erba cresciuto nel deserto. Pochi giorni dopo, il 26 marzo, la rete “Rider per i diritti” ha organizzato una mobilitazione nazionale per rivendicare «la necessità di applicare un contratto collettivo nazionale di settore che regolamenti tutta la categoria riconoscendo a lavoratrici e lavoratori tutti i diritti e piene tutele». Il nuovo mondo del lavoro resuscita parole antiche. Ma la frontiera è quella nuova. È in gioco il potere e il controllo sull’organizzazione sociale e del lavoro nel mondo del lavoro degli algoritmi, nello specifico, e, più in generale, in quello della gig economy. Era stata, la nostra, definita come una società postindustriale, per evitare la fatica di capire e per eludere i problemi che comporta vedere quanto di industriale è strisciato dentro il nuovo capitalismo. Lo sciopero dei lavoratori di Amazon, in Italia, il 22 marzo, andrebbe registrato come un giorno significativo nella storia del conflitto di lavoro. Anche in Alabama i sindacati si battono, ma sono costretti a farlo per essere riconosciuti, non essendoci ancora riusciti. In Italia, dove c’è il riconoscimento, per la prima volta al mondo si effettua uno sciopero nazionale di questa natura.
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