Alternative per il socialismo. Vol. 72: Elezioni dentro la guerra

 

TRIMESTRALE FONDATO DA FAUSTO BERTINOTTI

Aprile, maggio, giugno 2024 – n°72

La guerra continua, si incancrenisce e si allarga. I vari pezzetti della guerra mondiale descritta da papa Francesco, si congiungono tra loro in un mostruoso puzzle. Da ultimo Israele conduce un attacco “mirato” contro il consolato iraniano a Damasco, uccidendo comandanti dei “guardiani della rivoluzione”; l’Iran riempie il cielo di droni e missili; aerei statunitensi, francesi e britannici, unitamente a quelli israeliani, si alzano in volo per abbatterli. Nel contempo la guerra “dimenticata” in Sudan assomma un bilancio di 12mila morti e oltre sette milioni di sfollati. Ogni appello alla moderazione, per non dire alla trattativa e alla pace, viene immediatamente travolto, per quanto sia alto lo scranno dal quale è stato rivolto. […] Non vedo una via d’uscita nella intesa bilaterale dell’Italia con gli Stati Uniti, come è nella proposta “controintuitiva” di Lucio Caracciolo, sia che a vincere le elezioni del 5 novembre sia Biden o Trump. Nel primo caso avremmo lo scenario che già sostanzialmente conosciamo, anche se destinato a peggiorare in assenza di un intervento che blocchi lo sviluppo della guerra. Nel secondo, forse, muterebbero aspetti nella politica estera degli Usa – mettendo un attimo da parte “il bagno di sangue” interno minacciato dal tycoon americano –, ma nella direzione di spostare l’aggressività statunitense ancora più ad est, verso la Cina, il vero contendente per il primato mondiale. In entrambi i casi l’Italia e la Ue sono già dentro questa logica, sia negli atti approvati che nei fatti compiuti. E purtroppo lo saranno ancora di più. L’esito probabile delle elezioni del prossimo giugno porterà a un ulteriore spostamento a destra dell’asse politico europeo, sia che si componga una maggioranza “Ursula”, anche senza Ursula von der Leyen, sia che Draghi torni in pista a ricoprire alti incarichi, promettendo cambiamenti a sua detta radicali. Sondaggi ed elezioni nazionali già intervenute lo prefigurano ampiamente. La transizione egemonica mondiale da ovest ad est è probabilmente un processo storico inarrestabile. Ma non sta scritto che debba avvenire, come nelle precedenti transizioni, come l’esito di una guerra, che in questo caso lascerebbe poche speranze per la sopravvivenza delle specie viventi su questo nostro pianeta. Servirebbe dunque un’Europa, una Unione Europea che, anche in virtù della sua massa critica, agisse politicamente per evitare questo esito. L’unica strada percorribile, per quanto sproporzionate siano le forze in campo, è quella di puntare ad un’Europa che si sottragga con decisione allo scontro tra Occidente e Oriente, tra una democrazia occidentale in dissoluzione e le autocrazie orientali, che si ponga negli equilibri mondiali come una forza dotata di autonomia, capace di rapportarsi in senso positivo con il Sud del mondo, facendo della pace il cardine principale della propria iniziativa. Con tutto quello che ne consegue sul piano politico, culturale, diplomatico, economico e sociale.

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