Sulla letteratura tedesca
Federico II
Sulla letteratura tedesca
Introduzione di Chiara Conterno
A cura di Riccardo Campi
Verso la fine del suo Regno, nel 1780, Federico II offre al pubblico letterario europeo le sue riflessioni sul presente e il futuro della lingua e della letteratura tedesca. Amico di Voltaire e d’Alembert, definito da Madame de Staël «tedesco per natura e francese per formazione», il Re-filosofo di Prussia celebra la letteratura francese lamentando invece l’arretratezza della Germania nei progressi della littérature, rappresentata da autori che – da Winckelmann a Lessing, da Mendelssohn a Goethe – vengono ignorati o velatamente criticati in nome di un classicismo che contrasta con la modernità delle concezioni del monarca in materia politica, religiosa, amministrativa, militare e giuridica. La presente edizione, introdotta da Chiara Conterno, riporta il testo francese originale e la traduzione italiana a cura di Riccardo Campi.
Federico II, detto il Grande
(Berlino, 1712 – Potsdam, 1786)
Salito al trono di Prussia nel 1740, rappresentò l’ideale settecentesco del sovrano illuminato. Attuò numerose riforme sul piano politico, militare ed economico-amministrativo e contribuì allo sviluppo delle scienze e delle arti. Fu egli stesso un musicista e un intellettuale illuminista, motivo per cui venne chiamato “Re-filosofo”.
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