Alternative per il socialismo. La sinistra è morta, viva la sinistra

 

Trimestrale diretto da Fausto Bertinotti

Oggi in Italia con il voto si è inaugurata una nuova fase al di là del dopoguerra che potrebbe essere quella di un’Italia a-fascista, novità o ritorno che sia. Essa si innesta, in ogni caso, sulla grande ristrutturazione dell’economia, della società, delle istituzioni e della politica che abbiamo provato grossolanamente a delineare, come a dire il peggio nella continuità. Da qui si dovrebbe ricominciare per inventare una nuova sinistra anticapitalista.
Ricominciare da capo, ci siamo detti in più occasioni. Ora lo slogan dovrebbe avere più forza, visto che non averlo fatto ci ha portato a questo esito sciagurato, con la piena metamorfosi della sinistra istituzionale in una formazione liberale e con la condanna all’irrilevanza di chi ha cercato meritoriamente di sottrarvisi. Al contrario la realtà sociale prodotta da questa ristrutturazione capitalistica e dalle politiche di governo chiederebbe una contestazione radicale e di massa. Ma proprio qui si produce una divaricazione tra la condizione oggettiva e quella soggettiva. La prima propone in tutta evidenza la necessità, sia storica che congiunturale, di una nuova sinistra radicale e anticapitalistica, ne propone cioè la condizione di maturità. Ma essa è drammaticamente contraddetta nel campo della soggettività. Eppure non mancherebbero, neppure qua, i materiali su cui lavorare. Anche in queste miserabili elezioni essi si sono affacciati pur in maniera spuria. Il discredito popolare nei confronti dell’attuale politica è stato senza precedenti. L’astensione di massa lo ha confermato, ma ancor più profonda è la separazione tra il popolo e questa politica, tutta questa politica. Sennonché questa critica passiva è tanto diffusa quanto impotente. Vorrebbe ma non può. Ci sono, in essa, aree che vorrebbero uscirne. Se ne possono vedere i segnali, seppur tenui e contraddittori.

LUGLIO-AGOSTO-SETTEMBRE 2022 NUMERO 65


 

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