Alternative per il socialismo vol. 55
Fausto Bertinotti
Alternative per il socialismo
La giostra
settembre, ottobre, novembre 2019 numero 55
Nei tempi difficili si impone una scelta radicale. Lo sapeva già, ed era il 1950, Carlo Levi. In un libro di grande intensità e per molti versi premonitore, L’orologio, egli scrive: «Era uno di quei momenti in cui i destini di ciascuno pendono incerti; in cui gli abilissimi politici meditano un complicato giuoco di scacchi, che essi sono destinati, in ogni modo, a perdere, perché il solo modo di vincere sarebbe di trovare quella parola che, suscitando forze nuove, buttasse all’aria la scacchiera e trasformasse il giuoco in una cosa viva». Oggi che, insieme ai destini di ciascuno, pendono incerti i destini delle comunità e della società in cui viviamo, la rinascita della grande politica prende le forme di un’urgenza storica. Scriveva Franco Rodano che il punto più alto toccato dalla politica è l’idea della rivoluzione, la sua ricerca nel corso della storia e la prassi a essa orientata. La fine del 900 è certo più che una battuta d’arresto. Lo stesso paradigma della trasformazione della società e della storica liberazione dell’uomo dallo sfruttamento e dall’alienazione capitalistica subisce una torsione così rilevante da chiederne la rifondazione. La natura del capitalismo finanziario globale, la struttura dell’accumulazione capitalistica attuale, la combinazione strutturale in essa contenuta di spoliazione e sfruttamento, la sua organica fondazione sulla dilatazione esponenziale delle diseguaglianze, la distruzione sistematica della natura fino a configurare il rischio di catastrofe, pongono alla politica, ai fini della sua stessa rinascita, un compito principale: la riscoperta e l’adozione di una pratica sociale e di una teoria critica, la riscoperta e l’assunzione nella prassi dell’antagonismo. Pratiche di questa natura esistono nel mondo, in Europa e, sotto traccia, anche da noi. Sotto il segno della rivolta esse, come abbiamo spesso messo in luce nei lavori della rivista, acquistano il rilievo di una tendenza, di un segno dei tempi. Le pratiche di autogoverno ed extra mercantili sono un tessuto vivo e reale. La politica non rinasce fuori da queste realtà; la politicizzazione del conflitto, il conseguimento di una dimensione autogestita (tanto più oggi che la politica istituzionale è desertificata o inquinante) possono prendere corpo solo dentro o in rapporto sistematico con queste esperienze.
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