Alternative per il socialismo vol. 58
Fausto Bertinotti
Alternative per il socialismo
L’ignavia
ottobre, novembre, dicembre 2020 numero 58
In questo quadro di drammatica instabilità, senza un futuro prevedibile del mondo contemporaneo, quasi incredibilmente, l’Europa cerca solo di galleggiare, anche a dispetto degli imponenti marosi che la potrebbero travolgere e cerca di nascondere a sé stessa la profondità e il carattere strutturale, di fondo, della crisi che la pervade dall’interno. L’Europa è ormai diventata l’Europa dell’ignavia. Persino il mare della sua storia, il Mediterraneo, ci trasmette questa sua drammatica e impotente condizione. Non c’è bisogno di aver studiato Derrida per sapere che proprio sul rapporto tra la sponda sud e la sponda nord del mare nostrum si gioca tanta parte del destino storico dell’Europa. Invece, niente di niente, neppure una traccia è rimasta viva di una tradizione che aveva dialogato con i processi di decolonizzazione, con le conquiste di indipendenza nazionale, con la nascita del pan-arabismo, con i movimenti non allineati. Tanto meno si può scorgere nell’Europa politica uno sguardo rivolto al futuro dei popoli e delle civiltà del Mediterraneo, imprigionati nella gabbia dell’ultimo capitalismo.
Al galleggiamento nelle politiche internazionali, l’Europa politica ha aggiunto una calma piatta nella superficie dei suoi ordinamenti politici. Una calma apparente, sotto la quale striscia e si approfondisce la crisi sociale e sotto la quale si scelgono, anche spregiudicatamente, politiche economiche e finanziarie fin qui drasticamente rifiutate dall’ultima ortodossia capitalistica e dalle sue classi dirigenti. Il nuovo corso della Bce e della Commissione europea rispondono, in primo luogo, a un’istanza dell’economia, del mercato europeo che possiamo considerare come vitale di fronte alla minaccia assai concreta di una recessione distruttiva. Lo stato politico dell’Europa ha favorito questa scelta puramente adattativa. Essa vive una crisi così profonda da apparire come conclusiva almeno per una fase della sua stessa politica e della democrazia rappresentativa. Il capitalismo dimostra, ancora una volta, la sua vitalità, la sua capacità straordinaria di adattarsi e di reagire alla crisi ma, contemporaneamente, e pour cause, mette in luce la sua incapacità strutturale di risolvere la crisi stessa.
Al galleggiamento nelle politiche internazionali, l’Europa politica ha aggiunto una calma piatta nella superficie dei suoi ordinamenti politici. Una calma apparente, sotto la quale striscia e si approfondisce la crisi sociale e sotto la quale si scelgono, anche spregiudicatamente, politiche economiche e finanziarie fin qui drasticamente rifiutate dall’ultima ortodossia capitalistica e dalle sue classi dirigenti. Il nuovo corso della Bce e della Commissione europea rispondono, in primo luogo, a un’istanza dell’economia, del mercato europeo che possiamo considerare come vitale di fronte alla minaccia assai concreta di una recessione distruttiva. Lo stato politico dell’Europa ha favorito questa scelta puramente adattativa. Essa vive una crisi così profonda da apparire come conclusiva almeno per una fase della sua stessa politica e della democrazia rappresentativa. Il capitalismo dimostra, ancora una volta, la sua vitalità, la sua capacità straordinaria di adattarsi e di reagire alla crisi ma, contemporaneamente, e pour cause, mette in luce la sua incapacità strutturale di risolvere la crisi stessa.
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