Elogio della galera
Ernesto Rossi
Elogio della galera
Lettere 1930-1943
Introduzione di Gaetano Pecora
A cura di Gianmarco Pondrano Altavilla
«Se un giorno scriverò l’Elogio della galera…»: così diceva, tra serio e faceto, Ernesto Rossi in una lettera da Regina Coeli. Non scrisse mai il libro che forse aveva in mente. Ma questa raccolta delle sue lettere dal carcere è qualcosa di più: raffigurazione della vita di un prigioniero politico sotto il fascismo, romanzo autobiografico, vivace galleria di ritratti, altissima testimonianza civile. Il suo liberalismo era frutto di un’empirica e disincantata considerazione dei fatti, di un assoluto rispetto delle coscienze libere ed autonome, di uno sdegnoso rifiuto d’ogni imposizione autoritaria come di ogni conformismo gregale. Il pessimismo di fondo sulla natura umana, sulle debolezze e viltà degli italiani si stempera tuttavia nel suo straordinario umorismo e nella sua grande bontà, che lo rendeva indulgente verso chi non aveva saputo trovare in sé la forza di resistere, e gli faceva riconoscere anche i meriti dei suoi nemici.
ERNESTO ROSSI
(Caserta, 1897 – Roma, 1967) Tra i fondatori di Giustizia e Libertà, pagò la sua opposizione al fascismo con nove anni di carcere e quattro di confino. Successivamente, in rappresentanza del Partito d’Azione, fu sottosegretario nel governo Parri. Allievo prediletto di Salvemini, ne continuò l’opera svolgendo un’intensa attività pubblicistica. Raccolse i suoi scritti in volumi divenuti celebri, i cui titoli sono ormai patrimonio del linguaggio comune. Ricordiamo: I padroni del vapore (1955), Aria fritta (1956).
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