Devono essere spiegate le opere d’arte? E come farlo a parole? Heinrich Wölfflin, tra i più grandi studiosi d’arte del secolo scorso, prova a rispondere a questo interrogativo muovendo dall’assunto che così come si impara una lingua straniera, con i suoi vocaboli e la sua grammatica, occorre imparare a vedere e giudicare ogni stile secondo le sue strutture di senso non secondo un canone particolare. Lo spettatore deve quindi avere l’opportuno “atteggiamento” per non rischiare di sovrimporre alle opere concetti e categorie estranee ed estrinseche. Uscito in origine nel 1921, questo testo ebbe grande risonanza e l’autore decise di ripubblicarlo nel 1940 con l’aggiunta di un poscritto, incluso nella presente edizione.
HEINRICH WÖLFFLIN
(Winterthur, 1864 – Zurigo, 1945)
Storico dell’arte di origini svizzere, è stato allievo di Jacob Burckhardt e Wilhelm Dilthey. Ha ideato un metodo per ricostruire gli schemi dello sviluppo stilistico, nel tentativo di trovare delle leggi di fondo all’espressione artistica nel tempo. I suoi studi hanno influenzato grandi menti come Ernst Gombrich ed Erwin Panofsky. Tra le sue opere tradotte in italiano: L’arte classica del Rinascimento (1941), Avvicinamento all’opera d’arte (1948), L’arte classica: introduzione al Rinascimento italiano (1953), Albrecht Dürer (1987), Concetti fondamentali della storia dell’arte (1999), L’arte del Rinascimento (2001) e Rinascimento e barocco (2017).
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