Alternative per il socialismo vol. 52-53

 

Fausto Bertinotti
Alternative per il socialismo
Regime o rivolte?
dicembre 2018-maggio 2019 numero 52-53
(…) Gli attuali luoghi della rappresentanza politica nelle istituzioni costituiscono un ostacolo piuttosto che un’opportunità per la rinascita. La loro riforma, cioè la costruzione di un nuovo assetto democratico in Europa, va di pari passo con la costruzione di una soggettività sociale e politica antagonista e delle sue nuove istituzioni di democrazia partecipata. Nessuno pensa che a qualsiasi movimento nascente possa essere affidata la soluzione del problema, ma io credo che solo a partire dai conflitti sociali che si aprono, dai movimenti nascenti, dalle rivolte che si producono, e solo al loro interno possa essere cercata la soluzione del problema. Per questo era necessario provarci nei grandi moti di piazza in Grecia come in Spagna, in Francia come negli Stati Uniti. Ovunque si apra una breccia, per la quale può nascere anche un movimento di più lunga durata come quello delle donne su cui l’esperienza di “non una di meno” suggerisce di continuare a riflettere. Provare e riprovare come suggeriva di fare Antonio Gramsci. La tesi secondo la quale siccome questi movimenti, dagli Indignados a Occupy Wall Street, passando per Nuit debout, hanno una relativamente breve durata, non possono dare i frutti attesi dagli stessi protagonisti, è una tesi miope. (…)
Nel caso dei Gilets jaunes risalta da quella lotta, di fronte all’impotenza e, sostanzialmente, all’ininfluenza della sinistra politica in Italia come in Francia, la forza d’urto della lotta della piazza. Il governo Macron subisce uno scacco, deve confessarsi in errore, ripiegare, proporre compromessi e persino disporsi a chiedere un dibattito al paese. E’ lui questa volta, il governo ad essere costretto all’impotenza. È Macron ad essere prigioniero; ma la lotta continua proprio perché la rivolta è cresciuta denunciando l’espansione intollerabile della povertà, prendendo di mira le radici della diseguaglianza, e il loro concreto manifestarsi, dalla riduzione del potere d’acquisto al ripiegamento drammatico dello stato sociale. Temi antichi, riattualizzati da un movimento che già ci parla di una nuova storia del conflitto sociale e di classe e il conflitto di una nuova era politica. (…)
I Gilets jaunes non sono la rivoluzione marciante ma sono già una prova, ancora una volta, della ineluttabilità della rivolta.

 

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