Dante specchio umano
María Zambrano
Dante specchio umano
A cura di Elena Laurenzi
Sono poche le situazioni, come quella dell’esilio, in cui si presentano, come in un rito iniziatico, le prove della condizione umana». Per questo le opere di Dante – che dell’esilio è figura emblematica – non sono soltanto il racconto di una vicenda personale, ma trascendono i confini dell’individualità e si fanno metafora della stessa esistenza umana. Il poeta come «uomo universale», «specchio di umanità», centro di tutte le esperienze: in questa veste lo rappresenta María Zambrano. Allontanandosi dai canoni tradizionali, la filosofa spagnola legge il viaggio dantesco in chiave mistica, all’incrocio tra pitagorismo, neoplatonismo e tradizione ermetica, e vi ritrova l’influsso del sufismo. Due saggi inediti che ci consegnano un Dante eterodosso, dal profilo variegato e complesso, da scoprire.
MARÍA ZAMBRANO
È stata una delle figure più originali del panorama filosofico del Ventesimo secolo. Attiva nella difesa della Repubblica spagnola, partecipò alla guerra civile per poi prendere la via di un lungo esilio che la portò in America Latina, Francia, Svizzera e Italia. Tra le sue opere tradotte in Italia, L’uomo e il divino (Edizioni Lavoro, 2008), L’agonia dell’Europa (Marsilio, 2009), La tomba di Antigone (SE, 2014), Chiari del bosco (SE, 2016) e Dell’aurora (Marietti, 2020).
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