I borgorigmi di un’anima
Giorgio Manganelli
I borgorigmi di un’anima. Lettere a Luciano Anceschi
A cura di Lietta Manganelli
Il Manganelli amico affettuosissimo, a volte goliardico, ma sempre onesto e sincero – proprio lui che aveva sempre sostenuto che «non si parla delle cose che ti stanno a cuore, mai, e meno che mai con le persone a cui si vuole bene». In questo carteggio con Luciano Anceschi, collega carissimo e mentore, Giorgio Manganelli si presenta con i suoi marasmi, le sue angosce, ma anche con quella capacità dissacratoria ben nota a tutti. Sono momenti in cui si lascia andare ad ogni genere di schiettezza, confessione, confidenza; pagine scritte a mano – o a macchina – in cui non mancano giudizi letterari, indicazioni di lavoro e continui rimandi al Gruppo 63. Non teme, il Manga, il giudizio del suo “Magister” ma, anzi, sembra ricercarlo: forse solo sotto la sua ala protettiva riesce a trovare, a volte, un minimo di pace.
GIORGIO MANGANELLI
(Milano, 1922 – Roma, 1990)
Scrittore, saggista, traduttore, giornalista, critico letterario, tra i teorici più eminenti della neoavanguardia. Della sua sterminata produzione ricordiamo i saggi: La letteratura come menzogna, Angosce di stile, Laboriose inezie; e opere narrative, di divagazione e confessione, quali: Hilarotragoedia, Agli dèi ulteriori, Centuria, Discorso dell’ombra e dello stemma, Dall’inferno, Tutti gli errori, Rumori o voci, Encomio del tiranno. Postumi sono usciti La palude definitiva, Esperimento con l’India e La notte. Nel 1989 aveva raccolto pagine di narrativa e critica in Antologia privata.
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