Il gioco dei tarocchi
Antoine Court De Gébelin
Il gioco dei tarocchi
Il gioco dei tarocchi, testo coltissimo quanto fantasioso, è contenuto nell’ottavo volume (1781) di Monde primitif, analysé et comparé avec le monde moderne, monumentale opera di mitologia comparata scritta da Antoine Court de Gébelin, pastore protestante, massone ed erudito vicino agli illuministi. Senza questo piccolo saggio, quello che nel Settecento era un semplice gioco di carte non si sarebbe forse mai trasformato nella tecnica di divinazione più diffusa in Occidente. Lo studioso vi afferma infatti, perentoriamente e per la prima volta, l’ascendenza egizia dei tarocchi, proiettandone il concepimento nel passato più remoto. I tarocchi, e in partico are i 22 Trionfi, sarebbero dunque ciò che rimane del mitico Libro di Toth, occultato nella forma di un mazzo di carte e portato in Europa dagli zingari. La disinvolta ricostruzione storica e le ardite allegorie di Court de Gébelin sarebbero state superate dalle ricerche successive, ma la mania egizianista del Secolo dei Lumi era un terreno fertile per simili teorie e, solo quattro anni dopo, l’occultista Etteilla avrebbe pubblicato il primo manuale di divinazione per mezzo dei tarocchi. Si spalancava – no così le porte di un immaginario che non ha perso nulla del suo ambiguo fascino e, mentre guida le profezie dei cartomanti, continua a ispirare artisti e scrittori.
ANTOINE COURT DE GÉBELIN
(Nîmes, 1719 ca. – 1784)
Scrittore ed erudito francese, figlio di un pastore protestante, esercita dapprima il ministero evangelico per poi dedicarsi allo studio dei miti antichi e sostenere i princìpi della tolleranza religiosa. Nel 1763 deve trasferirsi a Parigi coi suoi correligionari. Qui ricopre la carica di Censore Reale e pubblica la monumentale opera a cui deve la sua fama: Monde primitif, analysé et comparé avec le monde moderne. Sempre sostenitore delle libertà politiche e civili, difenderà la dichiarazione d’indipendenza americana. Truffato nel corso della gestione dell’istituzione letteraria «Musée», di cui era presidente, muore tra i debiti nel 1784.
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