L’ arte della guerra ibrida. Teoria e prassi della destabilizzazione
L’ arte della guerra ibrida. Teoria e prassi della destabilizzazione
Emanuel Pietrobon
Con la fine della Guerra Fredda e il collasso dell’Unione Sovietica, il Duemila era stato immaginato come un secolo di pace, prosperità e democrazia, ma la Storia non era finita. Gli Stati Uniti e i loro alleati europei, esportando il modello occidentale “superiore”, hanno alimentato fenomeni di rivalsa, come il terrorismo jihadista e il “revisionismo” dei Paesi vinti, in primis Russia e Cina, che lavorano incessantemente per creare nuove sfere di influenza. Il Duemila è così divenuto il secolo delle utopie mai realizzate, dell’instabilità permanente e delle guerre ibride. La globalizzazione mercantile e la comunicazione con internet hanno favorito un tipo di guerra non formalmente dichiarata, che si serve di armi convenzionali e non, che può arruolare istituzioni pubbliche e private, movimenti di opinione, che usa strategie manipolatrici e clandestine, con la finalità di rovesciare un ordine costituito. Conoscere l’arte della guerra ibrida, che sempre più caratterizzerà la storia dei nostri tempi, consentirà di difendersi e di esercitare una vigilanza attiva, condivisa e sostenuta. Prefazione di Salvatore Santangelo.
EMANUEL PIETROBON
È analista geopolitico e consulente. Tra i suoi libri La visione di Orbán (con Andrea Muratore, 2022), L’arte della guerra segreta (2020) e Resistance Economics (2020). Scrive per vari think tank e riviste specializzate, tra cui «InsideOver». Ha lavorato per la Commissione Europea e Wikistrat. Esperto di guerre ibride e spazio postsovietico, ha vissuto a lungo in Russia e ha soggiornato per ragioni di ricerca, studio e lavoro in diversi Paesi, tra i quali Azerbaigian, Kazakistan, Polonia, Portogallo e Romania.
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