«La spina s’incapriccia d’esse rosa». Mauro Marè, un neodialettale a Roma

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EDOARDO BARGHINI 

 «La spina s’incapriccia d’esse rosa». Mauro Marè, un neodialettale a Roma

 Con antologia di testi commentati

Prefazione di Raffaele Manica

Postfazione di Marcello Teodonio

 Rinomato notaio romano, Mauro Marè (1935-1993) è autore di sei raccolte che hanno rivoluzionato la poesia romanesca. Dotato di una cifra stilistica personalissima, Marè si rivela in perfetta sintonia con le massime esperienze culturali del Novecento: legge Heidegger, Benjamin, Foucault, rilegge Belli dietro la lente deformante di Joyce, Kafka, Gadda, con un occhio alle allucinazioni di Schiele, Grosz, Bacon e alla Roma trasfigurata da Scipione e Pasolini. La sua opera abbatte tutte le convenzioni stilistiche, linguistiche e tematiche della «romanescheria» per catapultarci in un mondo spietato e disperato che «ppiù vva avanti/ e ppiù sse dietreriora», dove «la ggente campa pe ssentito dì» e «l’omo è nniunque/ va dda novunque/ verso novunque». Questa ricca scelta di liriche, ampiamente commentate, ricostruisce il percorso di una poesia che Franco Loi definì «una lezione di dolore e di contemplazione che la letteratura italiana non può trascurare, e la contemporaneità deve ascoltare»

EDOARDO BARGHINI Dottorando presso l’Università Tor Vergata di Roma, si occupa di letteratura italiana contemporanea con particolare attenzione alla poesia del secondo Novecento e alla poesia in dialetto.


Il Messaggero

 

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