L’arte dopo la fine dell’autonomia dell’arte

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Wolfgang Ullrich

L’arte dopo la fine dell’autonomia dell’arte

Traduzione di Alessandra Iadicicco

L’arte oggi non è più solo arte, non è più un fine in sé. Ha smesso di essere autonoma, perché spesso è anche qualcos’altro, pensata per uno scopo e una fruizione, è – come la definiva Adorno – «arte per consumatori». Così sono nate le collaborazioni fra artisti e marchi per la realizzazione di scarpe (le sneakers di Takashi Murakami) e borse (Jeff Koons per Louis Vuitton), si sono moltiplicati gli art-toys di culto (Little Cloud dei Friends-WithYou). Ma come è avvenuto un cambiamento così radicale nel concetto e nella pratica artistici? Sono giuste le critiche verso l’arte postautonoma? Wolfgang Ullrich analizza la questione da più angolazioni – il mercato, il business museale, il ruolo dei social media, le forme e la qualità dei manufatti, le motivazioni politico-attiviste – e apre il sipario di una nuova arte che racchiude il potere di diverse discipline diventando più che arte, più che design, più che prodotto, più che equipaggiamento. Arte che trascende l’assoluto.

WOLFGANG ULLRICH
Ha studiato Filosofia e Storia dell’arte. Ha insegnato Storia dell’arte e Teoria dei media alla Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe. Dal 2015 è critico indipendente, tra i più noti in Germania. Ha pubblicato numerosi libri e dirige una collana dedicata alle dimensioni estetica, sociale e politica dei fenomeni di immagine del digitale per le edizioni Klaus Wagenbach.

La Lettura – Corriere della Sera – 14/07/24

 

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