L’avventurosa storia della stretta di mano
Massimo Arcangeli
L’avventurosa storia della stretta di mano. Dalla Mesopotamia al Covid 19
Una delle più antiche strette di mano del mondo ha quasi tremila anni: un re babilonese ringraziava il suo omologo assiro per averlo aiutato a sedare una rivolta del fratello minore. Se si è ipotizzato che nell’antica Roma ci si afferrasse per l’avambraccio per salutarsi, e individuare così l’eventuale coltello nascosto nella manica, la stretta di mano era un tempo l’epilogo delle cerimonie nuziali, prima di estendersi a ogni transazione commerciale (cos’era, d’altronde, il matrimonio nel Medioevo?). È incredibile quanta storia ci sia dietro questo gesto, e quanti significati simbolici esso ancora rivesta nella società e nella cultura. In Corea del Sud è normale, in una presa tra destre, appoggiare la sinistra sul braccio altrui, mentre in Kenya – attenzione – va allacciata al polso dell’interlocutore. Massimo Arcangeli ha scritto una “biografia” della stretta di mano, dalle origini sino ai tempi della pandemia di Covid-19 che l’ha messa al bando.
MASSIMO ARCANGELI
Linguista, critico letterario e sociologo della comunicazione, insegna all’Università di Cagliari. È garante per l’Italianistica nella Repubblica Slovacca, collabora con la Società Dante Alighieri, l’Istituto della Enciclopedia italiana e molte testate giornalistiche nazionali. Fra i suoi ultimi libri per Castelvecchi: All’alba di un nuovo Medioevo. Comunicazione e informazione al tempo di internet (2016); Il Renziario (2018); Il Salvinario (2019); Sardine in piazza. Una rivoluzione in scatola? (2020). Con Valentino Selis: Faccia da social. Nazi, Webeti, Pornogastrici e altre specie su Facebook (2017).
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Grazia / intervista
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