Lo stato atomico

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Robert Jungk

Lo stato atomico

Prefazione di Daniela Padoan

Lo stato atomico, pubblicato nel 1977, appare oggi dotato di una straordinaria preveggenza nel comprendere le conseguenze del passaggio, dopo Hiroshima e Nagasaki, allo sfruttamento industriale dell’energia nucleare in nome di una falsa separazione tra «atomo per la guerra» e «atomo per la pace»: perdita di democrazia, di natura – di futuro. E se, dopo i disastri di ?ernobyl’ (1986) e Fukushima (2011), il mondo aveva mostrato una qualche resipiscenza, assistiamo oggi al diffondersi di un nuovo ossimoro: il “nucleare verde”, il “nucleare per l’ambiente”. Poco importa la disseminazione di scorie radioattive ineliminabili per millenni, o il fatto che – proprio come Jungk aveva previsto cinquant’anni fa – le centrali nucleari siano diventate obiettivi bellici, con i reattori di Zaporižžja ostaggio della guerra russo-ucraina: i nuovi sostenitori dell’atomo ci invitano a chiudere gli occhi, in nome della crescita e persino dell’ecologia, su un’economia che vuole reattori negli oceani, sulla Luna, su Marte, e – miniaturizzati – nei cortili di casa nostra.

ROBERT JUNGK
(Berlino, 1913 – Salisburgo, 1994)
Nato Robert Baum, è stato giornalista e saggista, attivista pacifista e antinuclearista, militante del movimento Pugwash fondato da Albert Einstein e Bertrand Russell, vincitore del Right Livelihood Award nel 1986. Studioso di futurologia, con particolare interesse per i rischi legati alle armi nucleari, è stato autore di saggi d’inchiesta di successo internazionale, fra cui Hiroshima, il giorno dopo (1960, Pgreco 2012), Gli apprendisti stregoni (1964, Pgreco 2016) e La grande macchina. I nuovi scienziati atomici (1966, Einaudi 1968).

La Stampa 28/06/24

 

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Daniela Padoan

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