Madri, mostri, macchine
Rosi Braidotti
Madri, mostri, macchine
A cura di Anna Maria Crispino
Disastri nucleari, biotecnologie, fecondazione assistita, cinema e letteratura di fantascienza punteggiano la costellazione di idee madri, mostri e macchine. Nell’universo scientifico e nell’immaginario culturale il corpo gravido e quello mostruoso si mescolano, restituendo una visione della corporeità femminile come qualcosa di affascinante e mortalmente temibile. Il fenomeno, che privilegia il deviante, il mutante e l’ibrido, sfida così le versioni più convenzionali dell’umano e riafferma il caposaldo del femminismo: la “differenza” come urgenza politica e filosofica.
ROSI BRAIDOTTI
Filosofa pioniera del pensiero femminista, la sua vicenda biografica e intellettuale è caratterizzata dal nomadismo: emigrata in Australia durante l’adolescenza, si è presto trasferita a Parigi per conseguire il dottorato alla Sorbona. Dal 1988 è Distinguished University Professor presso l’Università di Utrecht. È stata insignita di diversi riconoscimenti accademici, fra cui i dottorati honoris causa alle università di Helsinki (2007) e Linkoping (2013). È Fellow dell’Australian Academy of the Humanities dal 2009 ed è membro dell’Academia Europaea dal 2014. Influenzata dalla filosofia di Gilles Deleuze e Luce Irigaray, la sua teoria dei soggetti nomadi è un punto di riferimento essenziale del pensiero femminista. Castelvecchi sta pubblicando tutta la sua opera.
RASSEGNA STAMPA
Sette – Corriere della Sera
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