Martire a domicilio
Beatrice Beneforti
Martire a domicilio
“Sogno i morti di tutto il mondo” scriveva Carlo sui fogli che gli davano in ospedale. Ora è un anziano schizofrenico incapace di qualunque interazione. Lei, la protagonista senza nome, lo ha conosciuto nel duemilaventi. In mezzo alla strada che costeggia il vecchio manicomio di Pistoia, aveva trovato la sua cartella clinica, tutta piena di disegnini fatti con la biro. Alberto ha invertito il giorno con la notte, preferisce la luna. Ha un materasso singolo nella struttura di un letto matrimoniale. Pare non soffrire mai. Segue una terapia piuttosto forte. Come sarebbe senza? Violento? Lui che è così innocuo. Lui che, buono buono, segue le indicazioni del medico, al contrario di lei che cerca sempre di fare di testa sua, di negare ogni potere alla malattia. La malattia mentale come inciampo ma anche come lente d’ingrandimento per cercare una forma di verità non melliflua come quelle persone educate che non sai mai se fanno qualcosa perché devono o perché vogliono. Una storia che si muove in una provincia di gesti semplici e rassicurazioni facili ma che sa essere crudele, che non perdona lo scarto e si accanisce con chi non sa ubbidire. Con chi si porta appresso ombre pesanti, con gli indecisi. Coi pazzi, soprattutto.
BEATRICE BENEFORTI
Fotografa e autrice. Ha lavorato come artista di Trash Art per l’azienda Hera Ambiente, in Officina Scart. Insieme ad altri coetanei ha creato il collettivo “BUG! Bollettino Urgenze” che si occupa di salute mentale. Da anni lavora sul tema della malattia mentale, intervistando ex pazienti manicomiali e raccogliendone le testimonianze: da qui nasce questo primo romanzo.
Beatrice Beneforti, «Martire a domicilio» proposto da Gabriele Ametrano al Premio Strega 2025
«Una foto può segnare il contorno della carne ma difficilmente tratteggerà i confini della mente. E sono quelle sfumature che fuggono alla vista che Beatrice Beneforti racconta e fotografa. “Martire a domicilio” è esempio di come certa letteratura – a tratti canonica ma mai banale, difficile da comprendere ma mai sconosciuta – possa essere fuori controllo, assomigliare a una scheggia impazzita che non deraglia. La narrazione vive su piani opposti, in un costante bipolarismo in cui tempo, pensiero e pelle non trovano allineamento ma stupore e silenzio. Romanzo che racchiude il periodo della scrittura e attira a sé anche il passato e le sue invenzioni, il presente insipido e fragile, e il futuro bagnato di speranze. Sembra sempre andare fuori rotta ma poi sempre si riprende, torna a raccontare gli spazi e gli uomini con lucidità. Con una tempistica da orologiaia Beneforti riesce a curare il caos della mente, del cuore e del silenzio. Riesce a curare ma non a curarsi. Riesce ad accompagnare ma non a farsi trovare. Esordio maturo e folle che arricchisce il mondo letterario di un ruvido senso di consapevolezza: ognuno si salva solo se vuole salvarsi.»