Memorie di un badante potenziale

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Filippo D’Arino

 

 Può capitare che il tempo andato perso, dopo trent’anni, a modo suo decida di tornare. E che certe occasioni mancate si rifacciano vive. Perché è il momento buono. Perché non potrebbe essere diversamente. Oppure, perché quando la vita si impegna a scombinare le carte, anche le soluzioni apparentemente improbabili o azzardate possono diventare una coraggiosa opportunità. Se nella famiglia e nel lavoro le cose iniziano a muoversi in direzioni inaspettate, tutto può essere e tutto può succedere. Perfino che due mondi, professionali e umani, distanti anni luce fra loro, comincino a gravitare in parallelo, nella stessa orbita e nella stessa esistenza. Ritrovandosi a fare i conti con dinamiche impreviste e un po’ surreali, cercando di evitare collisioni incontrollabili. In attesa di un cambiamento che potrebbe finire per distanziarli definitivamente. Oppure no. Lungo un percorso di quattro anni, senza traiettorie definitive o approdi sicuri, una serie di ricordi e di esperienze (nuove, intense, complicate, curiose, impensabili) trovano spazio e lasciano tracce che si raccontano da sole. Una alla volta, ma con la stessa voce. 

 FILIPPO D’ARINO È nato a Torino nel 1970. Per Castelvecchi ha pubblicato, nel 2006, il saggio Manuale di sparizione. La sfida dell’invisibilità nella società del controllo. Per Arcana Fiction, nel 2003, il romanzo Perderei la faccia se ne avessi una.

 

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