Nella mia stanza
Guillaume Dustan
Nella mia stanza
Traduzione dal francese di Francesco Leto
La stanza di Guillaume Dustan è la stanza del narratore ma anche ghetto popolato da “froci”, zona franca che accoglie gli umori di un giovane parigino alla disperata ricerca della «scopata del secolo». Una introspezione pornografica in cui il corpo gode e tradisce, gli abbracci si alternano alle pulsioni violente della carne, l’amore è insieme agognato e temuto, la morte sempre in agguato. Non priva di ironia, questa cronaca crepuscolare non tace nulla, non risparmia nessuno, e ancor meno l’autore. La sua scrittura, fortemente influenzata da Marguerite Duras e Bret Easton Ellis, è come lui: libera, autentica, vertiginosa, il racconto va dritto al punto. La libertà conquistata prima nella vita si formalizza nella scrittura che detta il ritmo di ogni cosa, un ritmo serrato perché c’è poco tempo finanche per vivere. Si può fare della propria vita la materia della propria arte? E si può con questa impudenza? Guillaume Dustan ci riesce e nella scrittura stessa l’esistenza del mondo prende forma.
GUILLAUME DUSTAN
(Parigi, 1965 – 2005)
Magistrato, scrittore, giornalista ed editore francese. Dopo aver studiato Scienze politiche presso la rinomata École Nationale d’Administration, intraprende la carriera di magistrato. Quando scopre di essere sieropositivo, abbandona tutto, cambia nome, si rade la testa, pubblica tre romanzi con P.O.L (Dans ma chambre, Je sors ce soir, Plus fort que moi) e crea la collana “Rayon Gay”, diventata poi “Le Rayon” per Éditions Balland. Nel 1999 vince il Prix de Flore con Nicolas Pages.
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