Nostalgia e autoritarismo. L’eredità tossica dell’Unione Sovietica
Sergej Lebedev
Nostalgia e autoritarismo. L’eredità tossica dell’Unione Sovietica
Introduzione di Andrea Gullotta
L’attuale invasione russa dell’Ucraina è davvero il risultato di una decisione irrazionale e imprevedibile di Putin? O è l’effetto di un’eredità autoritaria che non ha mai smesso di influire sulla storia degli Stati post-sovietici? A queste domande oggi inaggirabili Sergej Lebedew cerca di dare una risposta analitica e storicamente consapevole. Contrariamente da quanto ritiene l’Europa, la Russia rivive una «seconda nascita postmoderna della sfera del simbolico» che vede la santificazione del passato militarista e la criminalizzazione del dissenso. Tutto questo è il segno di una nostalgia che, unita allo spettro di un futuro liberale ispirato ai diritti civili, il regime autoritario di Putin si accinge a usare come arma per ricostruire i fasti di un’Unione mai realmente crollata.
Traduzione di Laura Vigilante Rivieccio
SERGEJ LEBEDEV
(Mosca, 1981)
Giornalista, geologo e scrittore, i suoi libri sono tradotti in oltre 20 lingue. Il confine dell’oblio (Keller, 2018), che gli ha aperto le porte del successo internazionale, è il suo primo romanzo tradotto in italiano, seguito da Gente d’agosto (Keller, 2022). Il «New York Review of Books» l’ha definito «il miglior scrittore russo dell’ultima generazione».
Aperto oppositore della politica di Putin, vive in Germania.
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