Quel braccio alzato. Storia del saluto “romano”
Massimo Arcangeli
Quel braccio alzato. Storia del saluto “romano”
La storia del saluto romano è, in realtà, la storia di un saluto che romano non è. Le sue origini risalgono alla rinascita della tradizione greco-latina in epoca neoclassica, di cui il dipinto di Jacques-Louis David, dove tre Orazi romani giurano con determinazione mostrando il loro braccio destro teso, è l’esempio più celebre. Secoli dopo, in un impeto antiborghese, Mussolini ordina di abbandonare la tradizionale stretta di mano a favore del saluto a braccio teso. Un gesto che da quel momento attraversa le piazze e scuote le folle, non solo italiane. Massimo Arcangeli ricostruisce la storia del saluto fascista analizzando la simbologia e la politica linguistico-culturale del Ventennio, comparando le con quelle della dittatura nazista. Una storia che, tra aquile, parate e camicie nere, non è mai stata dimenticata dai militanti di estrema destra oggi al potere, tornati a rialzare prepotentemente la testa, e il braccio.
MASSIMO ARCANGELI
Linguista, critico letterario, politico e sociologo della comunicazione, insegna all’Università di Cagliari. È stato garante per l’Italianistica nella Repubblica Slovacca, dirige diversi festival culturali e collabora con la Società Dante Alighieri, l’Istituto della Enciclopedia Italiana e numerose testate giornalistiche nazionali. Fra le sue ultime pubblicazioni per Castelvecchi: Il Renziario (2018), Il Salvinario (2019), Sardine in piazza. Una rivoluzione in scatola? (2020), La lingua sc?ma. Contro lo schwa (e altri animali) (2022), Il Melonario (2023) e Ci consenta. Parola di cavaliere (2023).
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