Senso della vita e abbandono

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Vincenzo Sorrentino
Senso della vita e abbandono. Viaggio tra filosofia, letteratura e religione

Con una nota di Elmar Salmann

Un itinerario tra filosofia, letteratura e religione, un dialogo con i classici della cultura occidentale, alla ricerca della risposta alla domanda ultima: cos’è che dà senso alla nostra esistenza? Il senso della vita è altro dal significato, e può trovarsi anche là dove ogni significato è distrutto. La sua dimensione non è riducibile a quella dello scopo, e può esistere anche nell’inconsistenza di ogni scopo. È la percezione della bellezza della vita vissuta che ci fa sentire che questa ha un senso, al di là del dolore e della morte. Fare esperienza del senso della vita è possibile solo a chi è in grado di dimenticare se stesso, di liberarsi da sé, di abbandonarsi, in uno spazio inaccessibile alla volontà. È questo che ci rende capaci di amare gli altri e di amare la vita, di sperimentarne la bellezza, di sentire che è degna di essere vissuta.

VINCENZO SORRENTINO
È professore di Filosofia politica presso l’Università di Perugia. Tra i suoi libri: Il pensiero politico di Foucault (2008; finalista al Premio Filosofico Castiglioncello 2009), Il potere invisibile. Il segreto e la menzogna nella politica contemporanea (2011; Premio Nazionale di Filosofia Certaldo 2012) e Cupio dissolvi. Senso della vita e abbandono (2015; tradotto in francese nel 2016). È condirettore di «Cosmopolis. Rivista di filosofia e teoria politica». Con Castelvecchi ha già pubblicato Aiutarli a casa nostra. Per un’Europa della compassione (2018; tradotto in francese nel 2019 e da cui è stato tratto il monologo Una traccia di non assuefazione, di Laura Fatini) e il romanzo Con una piccola torcia nel buio (2020).

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