Storia del Cristianesimo
Ernesto Buonaiuti
Storia del Cristianesimo
Evo antico
La Storia del Cristianesimo di Ernesto Buonaiuti, pubblicata tra il 1942 e il 1943, rappresenta il “canto del cigno” di uno dei più prestigiosi studiosi del Novecento. L’atmosfera tragica della Seconda Guerra Mondiale costituisce dolorosamente lo scenario più convincente di una vicenda intellettuale, morale e religiosa che coinvolse Buonaiuti dai primi anni del secolo sino alla morte all’indomani della Liberazione. Succeduto a Baldassarre Labanca nella cattedra di Storia del Cristianesimo presso l’Università di Roma, Buonaiuti – già apprezzato a livello internazionale –, a causa dell’adozione del metodo storico-critico delineato in quei decenni dalla più avveduta storiografia, venne ripetutamente colpito dalle sempre più gravi censure ecclesiastiche emanate contro il Modernismo. Con la stipula del Concordato tra la Santa Sede e il regime fascista, queste sanzioni si trasformarono in direttive politiche che lo costrinsero a lasciare l’insegnamento. Storia del Cristianesimo rappresenta una sorta di epilogo intellettuale in cui si intersecano, fino a sfumare l’una nell’altra, tre istanze di egual importanza. In primo luogo si coglie un bilancio della ricerca, soprattutto in ambito antichistico e medievale, svolta nei quarant’anni precedenti; si individua poi l’istanza religiosa che sorresse con integra fedeltà tutto il suo impegno, ossia quella di un profondo rinnovamento della Chiesa ispirato al modello evangelico; infine non si può tacere il carattere di testimonianza personale propria di questo scritto: come il Pellegrino di Roma costituisce il suo bilancio autobiografico, così Storia del Cristianesimo ne rappresenta il corrispettivo culturale e scientifico.
ERNESTO BUONAIUTI
Nato nel 1881 a Roma, ordinato sacerdote nel 1903, è stato il maggiore studioso italiano di Cristianesimo nella prima metà del Novecento. Già scomunicato dalla Curia romana nel 1925 per aver difeso il movimento modernista, nel 1931, in seguito al rifiuto di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo, perse anche la cattedra all’Università di Roma. Per effetto di una norma del Concordato, subì l’umiliazione di non venire reintregato nell’insegnamento dopo la Liberazione e ne morì il 20 aprile 1946.
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Cura di | Remo Cacitti, Stefano De Feo, Gabriele Palizzari |
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