Tecnodiversità
Yuk Hui
Tecnodiversità. Tecnologia e politica
In epoca di globalizzazione, mentre si sgretolano le diversità locali, si generano anche «mostri gemelli: l’imperialismo da un lato; il fascismo e il nazionalismo dall’altro». I neoreazionari accusano la democrazia, con i suoi valori di uguaglianza e libertà, di aver favorito il “tramonto dell’Occidente”, destinato a un futuro ipertecnologico dominato dall’intelligenza artificiale. Ma l’Illuminismo non è morto: dal ripiegamento sulle identità nazionali può salvarci solo un nuovo «pensiero planetario», una «cosmopolitica» che sia però al tempo stesso cosmopolitismo e cura del pianeta. In questo libro Yuk Hui interroga la tecnologia e le sue implicazioni politiche, evidenziando i limiti di una tradizione filosofica fondata sull’opposizione tra natura e tecnica. Una dicotomia sterile cui il filosofo cinese oppone un paradigma alternativo fondato sulla «tecnodiversità»: la possibilità di una molteplicità di tecniche intese come modi diversi di ordinare l’esperienza, per combattere così il rischio di una guerra che la «singolarità tecnologica» porta con sé.
YUK HUI
Allievo di Bernard Stiegler, è professore di Filosofia alla Erasmus University Rotterdam. Fa parte della giuria del Berggruen Prize for Philosophy and Culture e dal 2014 è coordinatore del Research Network for Philosophy and Technology. I suoi libri sono stati tradotti in oltre dieci lingue. È stato definito «uno dei più interessanti filosofi della tecnologia contemporanei» da «il manifesto». Castelvecchi ha già pubblicato Pensare la contingenza. La rinascita della filosofia dopo la cibernetica (2022).