Un alfabeto nella neve
Davide Brullo
Un alfabeto nella neve
Un falsario, abituato a trafficare in memorie apocrife di grandi autori e a pubblicare testi corrotti («Amavo dissacrare i miti e disonorare i riti»), un intellettuale fallito, che coltiva il tradimento – nei rapporti umani e “mentali” – come pratica costante, conosce una donna che può cambiargli la vita. Russa, residente sul Lago Maggiore, imparentata con lo scultore Paolo Troubetzkoy, la signora, in punto di morte, consegna al falsario la sua preziosa eredità: il carteggio tra Boris Pasternak e Marina Cvetaeva, andato perduto durante la Seconda guerra mondiale, oggetto bibliografico di grandissimo pregio. L’uomo pubblica il clamoroso documento – riprodotto integralmente nel romanzo – ottenendo l’agognata fama. Una lettera della donna russa, scoperta anni dopo, è la rivelazione che ribalterà l’intera struttura del romanzo, sbriciolandolo, come una nevicata. Ciò che sembrava certo, all’improvviso, apparirà fragile, futile, una necessaria vanità.
Davide Brullo
Con Un alfabeto nella neve, Davide Brullo pubblica il quarto volume del Ciclo del Tradimento, costituito dai romanzi Rinuncio (2014), Ingmar Bergman: la vita sessuale di Franz Kafka (2015) e Pseudo-Paolo. La lettera di San Paolo Apostolo a San Pietro (2018). Come poeta ha pubblicato, tra l’altro, Annali (2004), L’era del ferro (2007) e Abbecedario antartico (2017). Scrive su il Giornale e Linkiesta; ha fondato il magazine culturale Pangea, che dirige.
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